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La ricerca nel PNGP: necromassa e biodiversità forestale
Al contrario di quanto si possa credere, più un bosco è disordinato e ricco di tronchi e legno morto più verosimilmente è alta la biodiversità dell’ecosistema forestale. Invece le foreste uniformi, con il sottobosco pulito e con piante tutte regolari, delle stesse dimensioni, sono sfavorevoli alla biodiversità.
I boschi ricoprono meno del 20% del territorio del Parco e sono attualmente in corso rilievi per accertare la quantità di legno morto presente, la cosiddetta necromassa, in peccete (boschi di abete rosso, nel Parco prevalentemente sul versante valdostano) e faggete (boschi di faggio, nel Parco sul versante piemontese).
In un albero vivo è possibile osservare circa il 10% di cellule vive e fisiologicamente attive, queste salgono al 40% in un tronco morto, perché diviene la casa di specie diverse come funghi, muschi e insetti, che a loro volta alimenteranno una complessa rete alimentare fino ad arrivare ad animali simboli dei boschi, come civette e picchi.
Una sola cavità per la nidificazione realizzata da un picchio può in realtà avviare un processo che porta alla creazione di moltissimi microhabitat capaci di ospitare pipistrelli, varie specie di coleotteri e funghi che degradano il legno. E anche solamente le relazioni tra uccelli definiti cavicoli, scavatori e le diverse specie forestali sono estremamente complesse dando luogo alle cosiddette nest web (vedi foto).