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La ricerca nel PNGP: le trasformazioni del paesaggio e degli ecosistemi
La conservazione degli habitat alpini è spesso minacciata dall’effetto combinato del cambiamento climatico e di gestione del territorio (il cosiddetto uso del suolo).
Nelle Alpi, uno dei cambiamenti più importanti ed evidenti è la riforestazione naturale in seguito all’abbandono delle pratiche agro-silvo-pastorali tradizionali che hanno mantenuto per secoli prati, pascoli e terrazzamenti. Negli ultimi 70 anni e in modo particolarmente rapido tra gli anni‘50 e ‘60, sono scomparsi molti prati e pascoli di bassa e media quota in favore di boschi ed arbusteti.
Questo processo talvolta influisce negativamente sulla biodiversità vegetale e animale, per
esempio sfavorendo le specie vegetali e animali che amano gli ambienti soleggiati come le
praterie (come fiori e insetti impollinatori legati a questi), e banalizzando il mosaico di
ambienti che compongono il paesaggio.
Nel PNGP è in un corso uno studio approfondito, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, sulle dinamiche tra bosco e praterie negli ultimi 70 anni. La ricerca è basata sul confronto di foto aeree storiche comprese tra il 1954 e i giorni nostri. Ogni pixel dell’immagine viene classificato grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale in categorie come “bosco rado”, “bosco denso”, “prateria”, etc.
Il confronto, settore per settore, a scala dell’intero Parco permette di rilevare dove i cambiamenti sono stati più importanti e correlarli in futuro all’attività agro-silvo-pastorale o ancora alla dinamica di popolazione di selvatici come stambecchi e marmotte.
Un primo risultato evidenzia come sul versante piemontese del Parco le dinamiche di riforestazione sono state molto più rapide che sul versante valdostano, probabilmente per le precipitazioni atmosferiche circa doppie e un abbandono più marcato del territorio da parte dell’uomo.