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La vegetazione e i cambiamenti climatici

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I cambiamenti climatici, sotto gli occhi di tutti a ogni latitudine, non si esauriscono con un “semplice” innalzamento delle temperature medie ma si manifestano anche attraverso l’alterazione dei quantitativi di piogge e la maggiore frequenza di eventi eccezionali come prolungati periodi di caldo estremo, siccità, alluvioni, trombe d’aria e così via. Tali mutamenti, percepibili anche su piccola scala, non risparmiano gli ecosistemi montani e alpini. Qui l’arretramento costante dei ghiacciai è la conseguenza più facilmente riscontrabile e anche quella con il maggior impatto sull’ambiente. Un fenomeno controllato dal Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale Gran Paradiso che, in collaborazione con il Comitato glaciologico italiano, sottopone da più di 25 anni a monitoraggi e misurazioni i 57 ghiacciai presenti nel Parco.

Le piante, così come gli animali, risentono notevolmente delle mutazioni del clima soprattutto in relazione agli areali di distribuzione delle singoli specie (contrazione degli areali e innalzamento dei limiti altitudinali) e per le variazioni temporali delle diverse fasi che caratterizzano il ciclo vitale. La fenologia è la scienza che studia e registra queste fasi ricorrenti: germogliamento, fogliazione, fioritura, fruttificazione, disseminazione, senescenza e caduta delle foglie sono le principali fenofasi rapportate all’andamento di alcuni fattori climatici come temperatura, umidità e radiazione solare. Per assumere rilevanza scientifica le osservazioni fenologiche devono riguardare il lungo periodo (10-50 anni).

Storicamente la fenologia atteneva soprattutto all’agricoltura allo scopo di ottimizzare le pratiche colturali rispetto alle fasi di sviluppo delle piante. Negli ultimi decenni sono nate numerose reti fenologiche, anche internazionali, per cercare di comprendere e predire come reagiranno le diverse comunità vegetali ai cambiamenti climatici in atto. La finalità è duplice: valutare i potenziali effetti sulla biodiversità e stimare in che modo muteranno i servizi ecosistemici che l’ambiente fornisce gratuitamente alla collettività.

Nel Parco si effettuano, dal 2009, osservazioni sulla fenologia di 6 specie arboree in 15 stazioni permanenti (3 per ogni valle); i dati ottenuti vengono inseriti nella rete europea Phenoclim che riguarda l’intero arco alpino. Per il monitoraggio delle praterie di alta quota sono stati predisposti, in collaborazione con l'ARPA Valle d'Aosta (Unità cambiamenti climatici), in tre diverse località altrettante stazioni di rilevamento, dotate di strumentazione automatica (webcam e NDVI), che registrano principalmente l’inverdimento e la senescenza delle cotiche erbose.



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